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Bullfrog. A rana da New York a Portanuova

09/12/2021

Abbiamo incontrato Romano Brida, fondatore e A.D. di Bullfrog, marchio 100% made in Italy di barber shop che unisce il taglio a macchinetta americano a quello pettine e forbice catanese, con un occhio all’evoluzione anglosassone degli stili. Una ventina di negozi in Italia e oltralpe con nuovi opening previsti nel mondo e un solo flagship store, inaugurato la scorsa estate in Portanuova. Una chiacchierata tanto piacevole quanto educativa su fenomeni di costume ed eventi storici, tra rane bollite, salassi, pelli tamugne e panni caldi, Boardwalk Empire e Peaky Blinder, beatnik, hippie, hipster e persino Alessandro Manzoni, dalla viva voce di un barbiere che non ha mai fatto una barba o un taglio di capelli in vita sua.

PN: Perché la rana toro?
RB: E’ un animale poco social ma ricco di “stories”. Nella cultura nordamericana è la specie di rana che, baciata dalla principessa, non torna il principe che era ma, anzi, trasforma con l’inganno la malcapitata in un’altra rana. Per le comunità hippie, se leccata (o baciata), ha effetti lisergici. Più in generale è una rana davvero politically scorrect: più che gracidare muggisce, è aggressiva (morde) e si nutre di roditori e volatili, mica di zanzarine come le comuni ranocchie da stagno.

PN: Parlaci di te e di cosa ti ha portato ad aprir bottega.
RB: Mettiamo subito una cosa in chiaro: io non taglio i capelli, prima di Bullfrog mi occupavo di consulenza ed information tecnology per una multinazionale giapponese. Cercando il nome della barberia che decisi di aprire quando lasciai questa attività, ho ripensato ad una storia che raccontavo alle aziende che riorganizzavo per spiegare il concetto di adattamento a nuove esigenze di mercato. E qui salta fuori il perché della rana: tutto parte dalla storia della rana bollita (N.d.a.: il racconto che segue è per stomaci forti). Una rana appena immersa nell’acqua bollente guizza fuori dalla pentola a zampette levate ma se l’acqua è fredda e viene riscaldata lentamente, l’animaletto non avverte il cambiamento e, rilassandosi (è un animale a sangue freddo che ama il calore), al momento dell’ebollizione non ha più scampo. Una storia truculenta che però esemplifica come tante aziende e tanti loro dipendenti si adattino in modo remissivo ai cambiamenti in corso come fossero anestetizzate, prive di slanci e di reazioni per farle emergere. Ebbene, nel 2012  la rana che stava bollendo ero io. Un colpo di reni e son saltato  in America per un anno sabbatico e mi sono reso conto di quanto la rana fosse un elemento ricorrente nella cultura rock e in quella dei bikers, mondi che amo e di cui faccio parte. Per farla grossa, ok la rana ma che sia speciale, da qui il nome di rana toro.

PN: Hai dichiarato di aver importato il mondo delle barberie a stelle e strisce che abbiamo visto nei quartieri italoamericani rappresentati da Coppola e Scorsese ma contaminandolo con un pizzico di “italianità”. In che modo lo hai fatto?
RB: Ancora con i postumi delle ustioni di cui sopra, nel 2011 ero a New York per l’year off che mi ero concesso per capire cosa fare da grande. Bighellonando per Brooklyn resto affascinato dai barber shop, così tradizionali ma gestiti da ragazzi contemporanei, tatuati, appassionati di musica, motori, skate, e subito penso che questo nuovo format che unisce il passato col presente in Italia non esiste. Ne parlo anche col mio amico Russell, che vediamo all’opera nel suo negozio Ludlow Blunt anche in Boardwalk Empire, raccontandogli di come la tradizione del barbiere di una volta nel nostro paese sia tramontata con l’arrivo della beat e dei capelloni che di fatto hanno promosso la nuova generazione di parrucchieri unisex, relegando i vecchi barbieri (quelli che “facevano le messe”, ossia sbarbavano anche la domenica mattina) al ruolo di sottocategoria. Mazzate finali all’antica arte della rasatura l’avvento dell’Aids degli anni Ottanta e il boom dei rasoi elettrici. Poi un cambio di rotta ad opera di una cultura dimenticata dagli anni quaranta americani e riemersa anche nel nostro paese negli anni dieci del 2000: quella degli hipster. E via con le barbe, le sfumature e le righe calcate. E’ l’onda da cavalcare. Rientro a Milano pronto all’azione ma, sorpresa, non trovo barbieri in linea col format di barber che ho in testa, traditional ma in linea coi tempi. Così apro il primo Bullfrog con barbieri americani e in negozio si parla solo in inglese. La scuola nostrana del taglio a pettine e forbice italiana è superiore a quella del taglio americano ma io mi sento a metà strada tra il vecchio e il nuovo mondo. Così, quando apro il primo negozio nel 2012, apro un innovativo lab di contaminazione tra macchinetta e forbice

PN: Andava bene?
RB: Eravamo in 3, un surrogato di un carcerato americano con la faccia tatuata, un ragazzo di bottega e me, a pretendere per 45 minuti di rasatura la bellezza di 35 euro, ben 20 euro in più della esclusiva barberia siciliana di D&G. Io ancora oggi dico che se hai l’esigenza funzionale di raderti il viso puoi ricorrere ai magnifici prodotti usa e getta a meno di 1 euro. Perché andare dal barbiere? E qui entrano in gioco lo stile catanese, panno caldo, colpi lama lunghi, contropelo che fa maschio ma anche il tempo, che su quello straccio di business plan era già denaro, perché il negozio, i prodotti e il personale hanno un costo. Io per allinearmi ai listini degli altri barber ti dovrei cacciare dalla sedia in 8 minuti. Consideriamo anche che la nostra pelle non è più tamugna (robusta, in dialetto bolognese) come quella dei nostri nonni che lavoravano in fabbrica o nei campi, noi siamo più delicati, se ti dovessi radere in 8 minuti più che un’esperienza vivresti un dramma. Se invece mi concedi il tempo che serve, posso seguire la procedura della scuola di Chicago: pelle intatta e rilassata, rasatura perfetta, un’ora di relax come dall’estetista. La nostra gestione del tempo è improntata sul dare valore al tempo. Seguiamo una procedura che ha meritato la certificazione ISO 9001 forse l’unica al mondo assegnata ad un barbiere.

PN: Perché le barberie sono sempre più stilose e curate?
RB: Perché devono riaccendere, ospitare e coccolare i nostri ricordi di quando accompagnavamo i nostri padri a farsi i capelli, è come un ritorno alle origini. Per me la forbice sfiora note personali legate alle memorie famigliari, senza tagliare col passato. Tante barberie gestite ad esempio da indiani e cingalesi a fine taglio praticano un massaggio rilassante al viso, alla testa e alle spalle del cliente. E’ una pratica sempre più diffusa anche nel nostro paese che conferma come il grooming sia sempre più integrato da servizi normalmente riservati all’area wellness, di fatto superando il clichè di barberia come attività focalizzata al solo haircut. Per questo il nuovo Bullfrog di Portanuova ha una grooming lounge, un’area per la cura di mani, piedi e viso che sposta il focus sull’estetica, con regole e precise tempistiche come in poltrona.

PN: Hai in catalogo un taglio esclusivo “Bullfrog”?
RB: C’è la rasatura Bullfrog. Sui tagli abbiamo riscoperto stili esistenti, oggi sono solo evoluzioni, come il Caesar cut con frangia corta e dritta ripreso dal taglio di Tiberio Cesare Augusto. L’Executive Contour invece è il taglio tradizionale americano con la riga di lato.

PN: Cos’altro vi contraddistingue?
RB: Premetto che i nordafricani sono veramente bravi, infatti sono quelli che ci hanno seguiti di più anche come logica di servizio. Noi siamo stati i primi aperti 7 giorni su 7, tanto da essere accusati da vecchi barbieri di portar via i figli dalle famiglie! Per la barba, comunque, nessuno batte egiziani e turchi, tant’è vero che stiamo sviluppando 2 negozi in Oman.

PN: Quali sono i paesi nel mondo con maggiore tradizione barber?
RB: Partiamo da quelli meno forti: Est Europa e Russia. Per le barbe i paesi arabi sono i numeri uno. Bravissimi anche i sudamericani, abbiamo un brasiliano in Portanuova che ha addirittura ripreso un piccolo vibratore da mano che massaggia il collo e ne scioglie magicamente le contratture. Anche la Bassa California si batte alla grande, tanti latini usano ancora le retine notturne per mantenere intatte le acconciature.

PN: Una nota di colore, oltre che curiosità storica: parlaci dell’origine del barber pole, il palo rotante a strisce bianco rosso blu del barbiere. 
RB: Il barbiere nel villaggio era un pronto soccorso: era dentista, operatore di salassi con vasca di sanguisughe o con un sistema di cannule e per segnalare la sua presenza a persone spesso analfabete arrotolava un bendaggio sporco di sangue ad un palo.

PN: Passiamo dal red evocato dalle pratiche originarie dei barber shop al green dei giorni nostri. Online sul tuo sito lanci un grido di allarme sull’uso e abuso dei pack in plastica. Solo in Italia, 8 miliardi di bottiglie di plastica all’anno. Cosa fa Bullfrog per contrastare questo malcostume?
RB: Con Emanuele, con noi dal 2014, abbiamo subito escluso i pack secondari che contengono il prodotto. Questo per contenere i costi ma soprattutto per sensibilità ambientale. Che dici Emanuele?

Emanuele Giannini (marketing manager BF): Ogni nostro prodotto è frutto di scelte, dalla formulazione alla confezione. Usiamo solo plastica riciclata post consumo, non potendo usare il vetro, ad esempio, per uno shampoo da 500ml che supererebbe i 2 chili di peso. Oltre ai normalmente riciclati, ci affidiamo anche ai materiali infinitamente riciclabili come il vetro (per piccoli formati) e l’alluminio, materiale che da 50 anni in Europa è già stato qualcos’altro prima, per questo ci piace dire che la brillantina che hai in mano magari prima era un aereo.

PN: Pensate che anche i vostri clienti abbraccino le vostre scelte e i vostri valori?
RB: Sì, compresi i nostri dipendenti e i nostri franchisee, che spesso sono nostri ex clienti innamorati del progetto e dei suoi valori. Il nostro bestseller si chiama provocatoriamente Agnostico perché paradossalmente mantiene quello che promette.

PN: Aderisci a Movember, quella bella iniziativa partita dall’Australia che invita gli uomini a farsi crescere i baffi durante il mese di novembre per raccogliere fondi attraverso eventi a favore della ricerca contro il carcinoma della prostata?
RB: Da ex giocatore di rugby Movember mi è sempre piaciuto, per questo l’abbiamo sostenuto per anni. Poi nel 2017 con la Caritas Ambrosiana siamo andati a tagliare i capelli agli homeless per Sant’Ambrogio sotto la Stazione Centrale, in Settembrini, senza volerlo comunicare, ad esclusione diun bellissimo servizio fotografico per una rivista che ritraeva solo i volti e le mani dei barbieri all’opera, salvaguardando privacy e dignità dei “clienti”. Nel mondo anglosassone c’è un giorno della settimana in cui i barbieri lo fanno normalmente e senza tanto clamore.

PN: 8 anni fa hai aperto il primo Bullfrog, perché proprio a Portanuova?
RB: Era in via Thaon de Revel, in Isola, in PN abbiamo aperto quest’estate in Alvar Aalto il nostro primo flagship store. Bullfrog ha vari formati, barberia piccola, media, quella col retail, ci serviva uno spazio dove riunire tutti gli stili, quindi barberia tradizionale con tre sedie, quella con salottino per favorire la convivialità e una grooming lounge. Portanuova è perfetta, hai tutto, un bel parco, i servizi, la metro, i parcheggi, uno skyline mozzafiato.

PN: Per celebrare i vostri 8 anni di vita avete deciso di fare voi un regalo, e non ad una persona ma ad una comunità intera. Il riferimento va alla città di Milano, alla quale attraverso Forestami donerete 80 alberi, 10 per ogni vostro anno di vita.
RB: Esatto. In negozio invece compiamo scelte sostenibili nello sviluppo del brand in linea con precise “Green Choices”: ingredienti naturali, riduzione al minimo dell’impiego di plastica nei packaging o utilizzo di plastica 100% riciclabile, imballaggi sostenibili, promozione di buone abitudini di consumo nel rispetto dell’ambiente e, dall’anno scorso, alimentazione dei negozi di Milano con energia rinnovabile. Come abbiamo dichiarato ad un giornale: “è un auspicio di rinascita - torneremo a respirare - dopo un lungo periodo difficile.”

PN: Frequenti Portanuova anche fuori dall’orario di lavoro? Dove vai? Cosa ti piace del quartiere?
RB: Beh, conosciamo e andiamo in tutti i ristoranti. Portanuova è uno spazio a dimensione d’uomo dove si sta bene, vedi il banker tedesco che fa jogging accanto ai filippini che provano i passi di break davanti agli specchi del Nike Store. Questa è civiltà, mica gli mettono le borchie a terra per cacciarli, anzi. 

PN: Un’ultima domanda: Bullfrog ha il classico palo rotante da barber shop?
RB: Sì, quello europeo bianco e rosso. Quello americano che dicevo invece ha anche il rosso per distinguere il sangue arterioso da quello venoso sul panno bianco (in più i 3 colori sono anche quelli nazionali). Mentre a Bangkok due barber pole indicano un bordello

PN: In Alvaar Alto quanti pali avete? 
RB: Due (ride). Ma solo perché è un negozio molto grande che richiede una comunicazione tagliente.

bullfrogbarbershop.com

Per approfondire, ecco i libri di Romano Brida:
- Sulla storia di Bullfrog: In barba a tutti, ed. Bullfrog
- Sulla storia della barba: La barba, ed. Alcatraz